Vale la pena fare una passeggiata a Sarnico, sulla sponda meridionale del lago d’Iseo. Sarnico conserva un centro storico tutto sommato ancora riconoscibile, con le tortuose vie medievali e una via, chiamata La Contrada, nella quale sono negozi un tempo assai frequentati e oggi ridotti di numero, con diverse vetrine chiuse.
Mi sono ripromesso di andare a scoprire quanto resta visibile di Sarnico capitale italiana del liberty, titolo del quale si fregia la cittadina. La Sarnico liberty è indissolubilmente legata all’opera di Giuseppe Sommaruga (1867-1917), architetto milanese fra i più rappresentativi del Liberty in Italia e progettista di tutti i monumenti liberty del luogo.
Uno stile nuovo
Lo stile liberty nasce in Francia col nome di Art Nouveau e si diffonde in tutta Europa, fino alle soglie della prima guerra mondiale; in Italia prende il nome di Liberty. Inserito nella corrente del Modernismo, che intendeva superare il vecchio eclettismo neo-gotico vittoriano, è il movimento artistico che celebra il progresso, reso possibile dall’inarrestabile rivoluzione industriale. I temi del Liberty sono naturalistici, fiori e animali. Fonte di ispirazione è anche il linearismo dell’arte giapponese. Il risultato è un fiorire di arabeschi sinuosi e cromatici, ritmi impostati sulla curva (volute, spirali), colori trasparenti e ricerca di ritmi ondulati.
Il Liberty diventa anche uno stile di vita. Non solo le case sono in quello stile, ma anche gli oggetti, i mobili, le suppellettili riprendono gli stessi temi. Sarà la concezione di base di quello che poi diverrà il design. I committenti appartengono all’alta borghesia, desiderosa di imporre e mostrare il proprio status di classe dirigente nell’ancor giovane stato italiano.
Incontro Fortunato
Nel 1907 Giuseppe Sommaruga conosce i Faccanoni di Sarnico, una famiglia di ingegneri la cui azienda aveva fatto fortuna realizzando opere pubbliche per l’impero austro-ungarico. Sommaruga ottiene dai Faccanoni carta bianca nelle progettazioni, come gli era già successo quando realizzò la splendida villa Castiglioni, a Milano, committente l’Ing. Castiglioni.
L’architetto si occupò anche della progettazione dei mobili, dei lampadari, della boiserie e delle suppellettili delle abitazioni. Una squadra di artigiani di alto livello, fra i quali l’ebanista Eugenio Quarti e Alessandro Mazzucotelli, artefice dei manufatti in ferro battuto, che davano forma agli oggetti.
Villa Pietro Faccanoni

Si trova in viale Orgnieri, in riva al lago, ed è ricavata riadattando le strutture di una vecchia filanda. Sommaruga operò un parziale sventramento della filanda e aggiunse un corpo laterale. La facciata è decorata con graffiti ornamentali. Notevole anche la fascia passante che lega le finestre, con motivi a nastro intrecciati a temi floreali. Molto caratteristico anche il balconcino centrale che è chiuso da una vetrata.
Bellissima la cancellata in ferro battuto, che elabora il motivo del nastro piatto affiancato da elementi floreali.
Villa Surre

Sulla strada verso Predore, poco dopo i cantieri Riva, sulla sinistra, si trova l’imponente ‘’Grande Villa’’ commissionata da Luigi Faccanoni nel 1912. La villa combina motivi apparentemente incoerenti: sembra una villa medicea rinascimentale, con l’alta torre, che ricorda però anche quelle di avvistamento medievali. Sotto la torre corre una vezzosa fascia di colore azzurro, mentre sulla facciata sono grandi altorilievi in cemento e un singolare tetto con gronda a guscio.
Nel grande giardino all’italiana, Luigi Faccanoni aveva posto un’erma di Pietro Paleocapa, celebre ingegnere idraulico di origine bergamasca. Oggi vi sono alcune statue, una fontana, una voliera e una grotta, posta all’entrata della villa, che disorienta un po’ i visitatori. La grotta richiama certe architetture dei palazzi d’ozio del tardo Rinascimento. Sulla lunga, spettacolare cancellata d’ingresso in ferro battuto sono raffigurati diversi tipi di fiori e di insetti. Una passerella in ferro (un tempo in pietra) scavalca la strada e permette di raggiungere il lago.
Il villino per scapolo

Nel 1907 Giuseppe Faccanoni chiede al Sommaruga di progettargli una residenza in riva al lago, inizialmente chiamandola ‘’villino per scapolo’’. E’ indubbiamente la più compiuta opera del grande architetto sul tema delle dimore. Immersa in un ampio giardino, la villa a due piani non presenta spigoli, con un tetto a falde su diversi livelli, due mansarde, bovindi e terrazzi a torre. Grande attenzione è stata posta per i materiali impiegati, tipici del luogo: pietra di Sarnico e di Credaro, cemento, cotto, ceramica, stucchi. All’interno non vi sono corridoi: gli spazi si dispongono attorno al vano delle scale, in modo che le vedute (parziali) degli ambienti cambino di continuo. Monumentale è il cancello d’ingresso in ferro battuto, grandiosa opera del Mazzucotelli: nastri, fiori e insetti si succedono ininterrottamente in una serie di pose tutte diverse, un vero tripudio dello stile Liberty.
Asilo infantile
Antonio Faccanoni, zio di Pietro, Luigi e Giuseppe fu il benefattore dell’asilo infantile, costruito nel 1910-12 su progetto del Sommaruga. Antonio restò vedovo con figli piccoli e ciò lo spinse a fondare l’asilo, con l’aiuto della Congregazione della Carità, della Parrocchia e del Comune. Un busto che lo raffigura è visibile nel giardino della scuola. Del primitivo progetto datato resta ancora visibile solamente la facciata: il portale d’ingresso è sormontato da una finta architrave in arenaria giallastra, mentre al primo piano le tre finestre sono collegate da un alto fregio con decori curvilinei. I materiali usati sono di diverso colore, a sottolineare la volontà di dare movimento ai diversi elementi della facciata.
Mausoleo

Non può non passare inosservato questo enorme sepolcro che si erge al di sopra delle tombe del cimitero di Sarnico. Progettato dal Sommaruga e costruito nel 1907, ha, di primo acchito, assai poco di cristiano. La croce dorata compare solo sulla porta in ferro battuto, mentre il resto del monumento ricorda una scenografia teatrale, con una torre, ispirata forse dagli antichi templi maya, che si poggia alla collina retrostante: un’audace citazione dei teatri greci, che furono costruiti sfruttando il declivio dei colli.
L’effetto scenografico è rafforzato in alto da un fregio di putti scolpiti dal milanese Ambrogio Pirovano. Occorre dire che il primo effetto che si prova nell’osservare il manufatto è quello di stupore piuttosto che di raccoglimento. Uno stupore che aumenta nell’osservare con attenzione i colori dei diversi materiali usati quali le gradinate in pietra di Sarnico, la torre in ceppo di Brembate, gli sfondi del piano superiore in pietra simona, il cancello d’ingresso in ferro battuto e bronzo della cripta, e i lampadari anch’essi in ferro battuto.
Bello il Liberty di Sarnico ma...
occorre accontentarsi di vedere le tre ville Faccanoni dall’esterno (almeno le cancellate non sono chiuse al pubblico), mentre gli interni di esse, essendo di proprietà privata, sono visitabili solo in sporadiche occasioni. E’ un peccato, visto che Sarnico si fregia del titolo di Capitale italiana del Liberty; era anche previsto l’allestimento di un museo del Liberty nella medievale torre civica, ma la cosa non è andata in porto essendo la torre non adatta ad ospitare un museo.
Anche la facciata dell’asilo non è visitabile da vicino, occorre stare fuori, sulla piazza, e munirsi di binocolo, a meno di chiedere un permesso scritto e in anticipo al gestore della scuola. Le attese rimangono fortemente deluse.
Resta il mausoleo, questo sì visitabile, ma si tratta pur sempre di un cimitero, nel quale lo spirito d’ottimismo e grande fiducia verso il futuro che lo stile liberty, e Giuseppe Sommaruga in particolare incarnavano, si stempera parecchio nelle tante, convenzionali tombe del camposanto.
Note
Le fotografie dell’articolo sono state in parte scattate da me e in parte scaricate dal web. Resto a disposizione qualora l’autore delle immagini desiderasse la citazione o eventualmente la rimozione.






