Tutta la mia città

C'era una volta una Basilica

01/05/2021

La colonna

Planimetria e Pianta della Baslica, realizzato da L. Angelini
Colonna della Basilica Alessandrina

Tutti noi bergamaschi l’abbiamo vista, ogni volta che, dopo la classica sosta alla “Marianna” per un caffè, oltrepassata la porta delle mura  venete dedicata a S. Alessandro, ci siamo diretti verso Borgo Canale. La colonna è là, in un angolo piuttosto cupo, per nulla in evidenza e, a prima vista, per nulla interessante.  Ma se ci avviciniamo meglio, possiamo osservare alcune lapidi infisse sul muro accanto, che ci raccontano una storia che non tutti conoscono. A sinistra vediamo una ricostruzione planimetrica della zona, con il percorso delle antiche mura medioevali e di quelle veneziane del ‘500 e subito salta all’occhio che queste ultime “decapitano” letteralmente l’abside di una chiesa. Al centro si racconta che la colonna di granito di Numidia è stata posta nel ‘600 per iniziativa del vescovo Emo, a ricordo della preesistente basilica di S. Alessandro, mentre la lapide a destra mostra la pianta e la facciata con portico e loggia di una basilica a tre navate, suddivise da due file di colonne.

La Basilica alessandrina

Era la chiesa più antica della città, edificata secondo la tradizione nel IV sec. d.C. (anche se mancano finora conferme archeologiche), al di fuori delle mura romane, sull’area della necropoli di Borgo Canale. Era dedicata a S. Alessandro, del quale è attestato un culto molto antico nella nostra città, anche se di lui non abbiamo notizie documentate e la sua storia si perde nella leggenda. Si racconta che fosse un legionario romano convertitosi al cristianesimo, martirizzato nella Bergomum romana e sepolto proprio là, nella necropoli di Borgo Canale, che ha restituito diverse epigrafi funerarie, ora al Civico Museo Archeologico. La Basilica conservava nella cripta le reliquie del martire, divenuto “santo” per attribuzione spontanea del titolo da parte della comunità locale, come avveniva nei primi secoli della cristianità.  Distrutta e ricostruita nel IX secolo, la chiesa fu circondata da una fortificazione autonoma di tipo altomedioevale, all’interno della quale erano racchiusi anche la chiesa battesimale di S. Pietro, l’Hospitium Magnum, la casa del prevosto, la canonica, orti e stalle: su tutto si erigeva un’alta torre, nella quale si potevano rifugiare all’occorrenza i canonici e gli abitanti della cittadella.

Due Cattedrali

Intorno al V secolo era sorta nel centro della città la Cattedrale di S. Vincenzo, della quale sono venuti alla luce basi di colonne e pavimentazioni musive nel corso degli scavi archeologici effettuati a partire dal 2004, che hanno portato alla realizzazione del “Museo e Tesoro della Cattedrale” sotto il Duomo attuale. Le due chiese, o meglio i rispettivi capitoli, diventarono sempre più rivali, finchè nel XII secolo scoppiò tra le due sedi la contesa per vedersi riconosciuto il titolo di “chiesa madre”. La lite era alimentata anche da interessi politico-religiosi, poiché ai due capitoli del clero spettava l’elezione del vescovo, detentore di potere non solo ecclesiastico, ma anche civile. La lotta tra i due capitoli si concluse formalmente nel 1688, quando essi furono unificati nel solo capitolo di S. Alessandro, a cui nel frattempo era stata intitolata la cattedrale nel centro città, ma la reale conclusione del conflitto avvenne nell’agosto del 1561, quando il Senato Veneto decretò di demolire la Basilica Alessandrina, insieme agli edifici circostanti, oltre a 50 case di Borgo Canale, orti e vigneti, per la costruzione della nuova cinta di mura. A nulla valsero lamentele e suppliche degli abitanti: il 10 agosto venne celebrata l’ultima messa nella Basilica, con grande partecipazione di gente in lacrime e il 13 agosto, in uno scenario di desolazione e tristezza, con solenne processione vennero traslate le reliquie dei santi dalla cripta ormai distrutta al Duomo di S. Vincenzo. A ricordo della Basilica, la porta occidentale delle Mura fu intitolata a S. Alessandro e nel 1621 fu collocata la colonna che ancora oggi possiamo vedere.

Uno sguardo più consapevole

Oggi è difficile immaginare il panorama di Città Alta senza l’abbraccio delle Mura, che recentemente sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, in quanto una delle più significative fortezze militari realizzate da Venezia in terraferma. I quasi 4 secoli di dominazione veneziana ci hanno lasciato un’eredità di cui tutti noi siamo fieri, ma non dimentichiamo che quella che oggi è una delle maggiori attrattive per i turisti che visitano Bergamo ha arrecato agli abitanti del XVI secolo danni irreparabili, oltre a stravolgere in modo traumatico l’assetto urbano con la distruzione di oltre 250 edifici: case, botteghe chiese e monasteri.

Veduta delle Mura Venete
Veduta delle Mura Venete

Note
Tutte le foto sono state scattate dall'autrice dell'articolo

Paola Candiano
Laureata in Pedagogia, con esperienza di insegnamento nella scuola primaria e secondaria. Appassionata di storia antica ed archeologia, faccio parte del Centro didattico del Civico Museo Archeologico, per il quale effettuo visite museali e agli scavi archeologici della Città Alta. Sono guida turistica abilitata dal 1993 e sono inoltre specializzata in turismo accessibile grazie ad una specifica formazione con viaggipertutti.it. Sono nata e vivo a Bergamo, che amo far conoscere ed apprezzare ai visitatori.

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