Fuori dal Comune

Le Mura Venete di Rovato

21/10/2025

Tra le tante bellezze che troviamo nel territorio comunale di Rovato, la meravigliosa capitale della Franciacorta, posta al limitare tra Brescia e Bergamo, vale la pena soffermarsi per un attimo sulle meravigliose Mura Venete, che sono state in questi anni oggetto di un'attenta operazione di recupero e valorizzazione.
Le Mura Venete, Monumento Nazionale dal 1927, facevano parte di quello che il politico veneziano Giovanni da Lezze definì "Catastico Bresciano" del 1610, un castello “sicurissimo” e uno dei più illustri esempi di architettura militare italiana.

Le origini del castello di Rovato si perdono nella notte dei tempi, risalendo addirittura all'epoca dei Romani, che qui avevano un castrum, un accampamento militare fortificato a protezione dell'importantissimo nodo viario situato a Rovato. Il castello venne più volte ricostruito; degna di nota è la Fortezza viscontea, della quale ci resta l'attuale campanile, un tempo mastio.
Nel 1470 furono gli stessi rettori di Brescia a inviare al Doge una lettera nella quale dicevano testualmente: “Rovato è uno dei più necessari luoghi di questo Bresciano che bisogna fortificare, per essere uno degli occhi e allo stesso modo la mano destra di questa città - cioè Brescia - e in ogni tempo capo guida e tutela di tutta la Franciacorta e anche di Iseo e del Lago”. Emerge chiaramente da questa missiva l'importanza strategica ed economica di Rovato, della quale la neo-insediata Repubblica di Venezia era ben consapevole.
Venne quindi chiamato Giovanni Battista Borella, ingegnere di provata fama, molto attivo nel Bresciano, con l'incarico di adeguare la fortificazione rovatese alle nuove esigenze, prima fra tutte l'uso delle armi da fuoco che aveva completamente cambiato il modo di fare la guerra. Il Borella procedette a edificare, tra il 1470 e il 1485 circa, una fortezza modernissima per i tempi, applicando tutti i più innovativi concetti dell'architettura militare, da poco teorizzati da Francesco di Giorgio Martini, il celebre teorico dell'architettura militare, che probabilmente il Borella ebbe modo di conoscere di persona. Il nuovo castello di Rovato si presentava come un castello “sicurissimo”, con mura di pietra viva, due porte, casematte, quattro torricini, fossa con acqua morta e due rivellini di tipo poligonale, tra i primissimi mai costruiti.

Rovato, Arco Trionfale nella piazza vantiniana

Oggi sono purtroppo entrambi scomparsi, uno demolito nel 1796 e l'altro demolito nel 1840 durante l'intervento a Rovato di Rodolfo Vantini, grande architetto che ha legato indissolubilmente il suo nome alla città franciacortina, che a me piace chiamare scherzando "Rodolfo il Terribile". Non me ne vogliano i suoi estimatori, dei quali anch'io faccio parte, tuttavia non si può certo dire che non apprezzasse le demolizioni. La scritta un po' misteriosa che si trova al di sopra dell'arco trionfale della piazza vantiniana è un po' il manifesto programmatico della sua architettura: “Dormii nell'ombra della servitù, rivivo nella luce trionfale”. E quindi via le stradine strette e ombrose, le mura spesse e alte, le torri possenti che rendevano i borghi scuri e ombrosi, e che parlavano di un passato che allora pareva cupo e scuro, e benvenuti invece, secondo una concezione del progresso molto diffusa nell'Ottocento, le linee pulite, gli alti archi, gli spazi ampi, le grandi altezze, che lasciavano passare l'aria e la luce, ispirati all'architettura greco-romana, e che sembravano parlare di modernità e di benessere.
Vantini quindi demolì il rivellino, del quale per fortuna ci lasciò un accurato rilievo, oggi utilissimo dal punto di vista storico, e le mura meridionali, per fare posto alla grande piazza che doveva servire ad ospitare il celeberrimo mercato di Rovato. La piazza è ancora lì, col suo meraviglioso emiciclo dalle linee purissime. Del rivellino restano tracce nel sottosuolo.
Rimane tuttora visibile invece il lato occidentale delle Mura, da Canton Pusterla a Canton Cattaneo di unico degli originali sei lati. Qui si affacciava la cosiddetta posterula, una sorta di, passatemi il termine, “porta di servizio” della fortificazione.

La posterula era originariamente chiusa da un ponte levatoio da tempo scomparso, al cui posto è stato recentemente realizzato un moderno ponte che ha il merito indubbio di ripristinare l'originario collegamento tra il palazzo comunale e il centro e le mura stesse, aumentando tantissimo la fruibilità e la godibilità delle Mura stesse, ora trasformate in suggestiva passeggiata. Qui è possibile ammirare sia l'antico fossato dell'acqua marcia, ovviamente oggi trasformato in manto erboso, sia le magnifiche torri circolari in conci rettangolari e le mura realizzate coi ciottoli del Montorfano, che gli conferiscono il caratteristico aspetto irregolare ma armonico, come un tessuto di juta.

Note

Le fotografie dell’articolo sono state in parte scattate da me e in parte scaricate dal web. Resto a disposizione qualora l’autore delle immagini desiderasse la citazione o eventualmente la rimozione.

Lucia Zanotti
Ho iniziato a lavorare come guida turistica, come mi piace dire, nel secolo scorso e mi sono abilitata nel 2001. Sono laureata in storia dell'arte e ho un diploma di specializzazione in storia dell'arte contemporanea. Le mie passioni segrete sono il folklore e le tradizioni popolari. Del lavoro di guida mi piace tutto, ma in particolare condividere con gli altri i luoghi che amo. È sempre un'emozione vivere il territorio con gli occhi di chi lo vede per la prima volta. Bambini e animali con me sono i benvenuti.

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