Capsule del Tempo
Possiamo considerare le mummie come “capsule del tempo”, ossia come contenitori che conservano preziose informazioni giunte a noi da un lontano passato, che devono essere decodificate ed interpretate dagli studiosi di varie discipline scientifiche, per essere correttamente comunicate al pubblico e per consentire alla fine un’idonea musealizzazione del reperto. In vista del necessario restauro per la sua futura esposizione nel Civico Museo Archeologico completamente rinnovato, la mummia egizia di Ankhekhonsu, di cui si è già scritto in un precedente articolo, tra giugno e settembre 2021 è stata sottoposta a diverse indagini. Sono state previste nel mese di novembre alcune date per osservare, attraverso un vetro in una saletta del Museo di Scienze Naturali, la restauratrice al lavoro sulla mummia e alcuni giorni in cui poter incontrare egittologa e restauratrice dal vivo.

La TAC
La mummia è stata sottoposta a TAC, eseguita dal team multidisciplinare del Mummy Project, composto da un’egittologa, un’antropologa ed odontologa forense ed un’osteoarcheologa, in collaborazione con il team di Radiologia dell’Ospedale Maggiore- Policlinico di Milano. Le immagini della TAC e le ricostruzioni 3D ottenute hanno permesso di effettuare un’autopsia virtuale della mummia senza danneggiarla. Si è visto che il cranio ha una struttura ossea gracile e curiosamente non presenta il foro attraverso il quale, durante il processo di imbalsamazione, veniva estratto il cervello, al pari di tutti i tessuti molli. I pochi denti presenti nella sede originaria presentano tracce di forte usura e carie. Nella zona del torace e dell’addome si trovano ossa disarticolate dell’area toracica, delle mani, oltre ai femori e al bacino. Infine, la parte inferiore del corpo è quella che è stata più manomessa. Tutti questi elementi fanno pensare ad una profanazione in antico della tomba, con conseguente rimozione delle bende, che sono state in alcuni punti tagliate, e compromissione dello stato della mummia.Il profilo antropologico
Dall’analisi dei vari elementi caratterizzanti il bacino ed il cranio, è emerso che si tratta di un individuo di sesso maschile, di etnia caucasica, alto circa cm 178 (secondo le statistiche, un’altezza superiore alla media). L’età alla morte risulterebbe compresa tra 39 e 50 anni.
La laparascopia e i prelievi
Attraverso un’indagine interna, effettuata con i più aggiornati metodi ed i più sofisticati strumenti, sono stati prelevati ossa, bende e materiali organici per le future analisi fisiche e chimiche, come la datazione al C14, per scoprire se il sarcofago e la mummia sono cronologicamente compatibili, oltre ad esami per scoprire con quali sostanze il corpo sia stato imbalsamato. Sono stati inoltre analizzati i tessuti di lino, bende e sudario, che sono stati a contatto del corpo, prima di essere restaurati con paziente ed amorevole cura dalle mani esperte della restauratrice di tessuti antichi.
Un volto per Ankhekhonsu
Attraverso le scansioni 3D un’antropologa forense ricostruirà infine l’ipotetico volto della mummia. Questa operazione aggiungerà un importante tassello alla conoscenza di un misterioso individuo giunto a noi da un passato di quasi 3000 anni: oltre ad un nome e ad una professione, egli avrà anche un volto, grazie al quale sarà per noi un po’ meno “mummia” e un po’ più “persona”.
Note
Le fotografie sono state scattate dall'autrice dell'articolo.