Tutta la mia città

Con Lorenzo Lotto in Città Bassa

13/12/2022

Quattro opere in Quattro chiese

Lorenzo Lotto arriva in città: la Pala Martinengo in San Bartolomeo

Lorenzo Lotto, Pala Martinengo

Sono molti i bergamaschi che, passando dal Sentierone, entrano nella chiesa di San Bartolomeo per ammirare per qualche minuto la Pala Martinengo, prima opera realizzata dal grande Lorenzo Lotto a Bergamo. Il pittore veneziano si trasferì nella città orobica proprio per quest’opera, per la committenza di Alessandro Martinengo Colleoni e, dopo aver ricevuto l’incarico, si fermò qui per dodici anni, dal 1513 al 1525. Furono gli anni d’oro nella produzione di questo importante artista: qui realizzò numerosi capolavori, alcuni dei quali ancora visibili in città.

Dettaglio della Pala Martinengo

La Pala Martinengo (1516) è uno di questi, una sacra conversazione, ovvero la rappresentazione della Madonna con il Bambino circondata da Santi, ambientata nella navata di una chiesa illusionisticamente aperta verso il cielo. La lettura della rappresentazione svela gli enigmi nascosti nell’opera, veri e propri rebus - all’epoca li chiamavano “imprese” - che raccontano di quando Bergamo faceva parte della Serenissima. E così la spada con la bilancia che penzola da un festone sulla sinistra, insieme alla scritta “divina”, si riferisce alla giustizia che guidava le scelte della Repubblica, mentre il giogo sulla destra, definito “suave” nel cartiglio sopra l’oggetto simbolico, ci ricorda che la presenza veneziana a Bergamo era certamente un peso per la città, ma anche che questo dominio era tutto sommato piacevole da portare, era un “giogo soave” appunto.

In Santo Spirito: la tavolozza dell'artista si arricchisce di note vibranti

Lorenzo Lotto, Pala di Santo Spirito

Chi apprezza lo stile personale dell’artista per i colori, per la tavolozza satura e vivida che lo ha distinto dai suoi contemporanei, entra volentieri nella chiesa di Santo Spirito: qui la Sacra conversazione con la Vergine e il Bambino circondata da Santi illumina la cappella dove è stata collocata nel 1521. Il turbinio di angeli musicanti sopra il gruppo dei Santi con la Madonna colpisce per la brillantezza delle tinte che trasmette note vibranti.

La scena è ora in un luminoso paesaggio di campagna, non più in un ambiente chiuso: l’incontro sacro si svolge all’aperto e lo spazio e non ha più limiti. Di quest’opera colpisce anche la grande cura dedicata alla rappresentazione di arredi ed abiti: oltre al tappeto anatolico tipicamente lottesco, spiccano i vestiti sontuosi di Santa Caterina e Sant’Agostino. La committenza, una ricca famiglia che commerciava tessuti, aveva certamente richiesto che gli elementi tessili della rappresentazione venissero valorizzati.

La spontaneità dell’apparizione in San Bernardino in Pignolo

Per vivere un momento di raccoglimento è consigliata la piccola chiesa di San Bernardino in Pignolo. Qui la Madonna in trono con il Bambino e i Santi (1521) si caratterizza per la spontaneità e la freschezza della rappresentazione. Osservando l’opera, si ha l’impressione che la Madonna sia comparsa solo al nostro ingresso in chiesa e che i Santi si siano avvicinati a lei e al Bambino proprio in quel momento. Gli angeli sopra le loro teste si alzano rapidamente in volo per stendere un telo che li ripari dal sole e creano un baldacchino improvvisato. Questa scena ricorda che, secondo Lorenzo Lotto, l’apparizione del divino può avvenire ovunque e in qualsiasi momento, senza nulla di preordinato.

Lorenzo Lotto, Pala di San Bernardino

In S. Alessandro in Colonna c’è il Compianto ritrovato (e poco conosciuto)

Lorenzo Lotto, Compianto sul Cristo morto

A queste tre opere se ne aggiunge una quarta, poco conosciuta e assurta recentemente agli onori della cronaca perché oggetto di un importante restauro finanziato dalla Fondazione Credito Bergamasco. Si tratta del Compianto su Cristo morto (1517 o 1525?), tela di Lorenzo Lotto che possiamo ammirare, in collocazione originaria, nella cappella del Corpus Domini nella chiesa di S. Alessandro in Colonna. La minore notorietà di quest’opera si deve principalmente a due fattori: in primo luogo il quadro, prima del restauro, era conservato nella sagrestia della chiesa ed era visibile solo su richiesta, inoltre versava in un pessimo stato di conservazione: dipinta su tela con la tempera risultava infatti molto delicata ed era stata fortemente segnata dal tempo.
Quest’opera appare molto distante dalle tre incontrate fino ad ora in questo tour virtuale: prima di tutto colpisce per le tinte basse e terrose, così distanti dalla tavolozza brillante e satura per la quale il pittore veneziano si distingueva; inoltre il quadro ha una forma insolita, quadrata, probabilmente dovuta al suo utilizzo come effige dello stendardo portato in processione dalla confraternita del Corpus Christi che l’aveva commissionata. Ma osservando con attenzione la scena, emerge forte un aspetto che, al contrario, connota inequivocabilmente questo quadro come opera di Lotto: il pittore riesce nella difficile impresa di rappresentare l’intera gamma dei sentimenti che i personaggi provano davanti al corpo di Cristo morto; nelle loro espressioni si alternano rabbia, dolore, disperazione, incredulità, rassegnazione, e il fedele che osserva la scena non può che sentirsi coinvolto dall’immediatezza e dalla varietà dei gesti e delle reazioni. L’artista coglie e restituisce la complessità dell’animo umano e riesce in questa delicata operazione grazie alla sua sensibilità, più unica che rara.

Note

Le fotografie dell’articolo sono state scaricate dal web. Resto a disposizione qualora l’autore delle immagini desiderasse la citazione o eventualmente la rimozione.

Livia Salvi
Ciò che mi appassiona dell'essere guida è svelare ai visitatori come la Bergamo di oggi raccolga in sé tutte le città che è stata nel passato; è il poter invitare a guardare luoghi ed opere come realtà vive e modellate dal tempo e dalle scelte di chi ci ha preceduto. La mia formazione è umanistica: mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia e in Lettere all’Università degli Studi di Bergamo; ho conseguito la laurea specialistica in Storia dell’arte all’Università degli Studi di Verona. Dal 2011 al 2019 ho collaborato come redattrice con il mensile "InfoSostenibile" per il quale curavo la rubrica sulle Mostre d'arte consigliate. Sono abilitata in italiano e in inglese.

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