Fuori dal Comune

Il santuario, il tempio e... una dea

15/02/2022

Dialogo reale fra un’adolescente superficiale, ma curiosa, e suo padre

Oggi mi hai portato a Brescia, in via dei Musei. Carina questa veduta di un tempio romano con la collina dietro.

Quello che tu definisci come ‘’carina’’ è in realtà una stupenda visione del Capitolium, il tempio romano per eccellenza, dove si veneravano i tre principali dèi romani: Giove, Minerva e Giunone. Quello che vedi dietro è il colle Cidneo, abitato fin dall’età del bronzo.

Brescia era allora un’importante città romana?

Puoi ben dirlo! L’antica Brixia si trovava in un luogo geograficamente felice per il commercio: fra Milano e Verona, allo sbocco delle valli alpine, tra due laghi (Garda e Iseo) e prospiciente la pianura. A questo si aggiunge la lavorazione del ferro e del marmo.

Il Capitolium di Brescia, patrimonio Unesco dal 2011.

E prima dei Romani?

Si erano insediati i Galli Cenomani.

Che i Romani hanno sconfitto, giusto?

Sì, ma non è come pensi. I Romani ai popoli conquistati lasciavano le loro tradizioni, incluse le divinità ed esigevano per lo Stato ‘’solo’’ il pagamento dei tributi e l’obbligo del servizio militare.

Che significa?
I popoli sottomessi a poco a poco assorbivano le tradizioni romane, che erano più raffinate. In questo modo vi era un’assimilazione pacifica dei costumi romani da parte dei popoli conquistati.

Che noia la storia… torniamo al Capitolium.

La storia, anche quella antica, aiuta a comprendere il presente.  Ma, prima del Capitolium, scendiamo a vedere il Santuario repubblicano! Sai, è stato recentemente riaperto al pubblico.

Santuario?

Sì, era il luogo sacro, prima che si costruisse il Capitolium.

Ehi, che bella questa sala! Si vede che il pavimento è stato restaurato.

Il santuario fu costruito nel I secolo a.C. Era composto da quattro grandi aule, tre per gli dèi romani e una dedicata ad un dio dei Galli Cenomani (pensa che tolleranza!).
La sala che vedi è la quarta cella, a ovest. Il pavimento è ancora quello originale ed è intatto, un mosaico bianco con cornice nera lucente.

Davvero è quello originale? È bellissimo, sembra di tornare indietro nel tempo.

Sì, il colore bianco serviva a rendere più luminosa la sala, dove la luce del sole non penetrava.

L’interno della quarta aula del santuario repubblicano riportato alla luce nel 1998 e riaperto al pubblico nel 2015.

Le pareti sono dipinte con pitture finto marmo. Anche queste originali?

Sì, sono intatte. Furono affrescate verso il 100-80 a.C. Presentano riquadri che imitano marmi; hanno colori tanto vivi che sembrano dipinte ieri. Stilisticamente appartengono al II stile pompeiano, che mira a fondere pittura e architettura. Praticamente sembra di essere a Pompei…
L’autore è un pittore forse di origine centro-italica.

È bellissimo, sembra di tornare indietro nel tempo.

Ecco qualcosa che ti piace, finalmente! Ora saliamo all’esterno, al Capitolium, che fu costruito nel 73 d.C.

Si legge una scritta sul frontone di marmo.

Sì, è in onore dell’imperatore Vespasiano, forse in segno di ringraziamento per la partecipazione di Brixia al suo fianco durante la guerra civile contro Vitellio.

Ma… vedo che le parti in marmo del Capitolium sono poche, è stato ricostruito?

Sì, nell’Ottocento quest’area era piena di detriti. La sola colonna integra, alta più di 10 metri, che ora vedi laggiù, si distingueva appena. Dopo che nell’Ottocento l’area fu sgombrata in occasione del bimillenario di Augusto nel 1937, il regime fascista promosse un ripristino (discutibile) di taluni monumenti romani, con intento propagandistico.
I mattoni che vedi risalgono agli anni Trenta del Novecento.

Ci sono tre celle nel Capitolium.

Quella centrale, dedicata a Giove, ancora conserva resti della statua del dio, che era alta più di quattro metri. Alle pareti c’è una serie infinita di iscrizioni romane su marmo.
E poi, nella cella ad est, è qui giunta da poco una dea.

Cosa intendi dire?

Beh, non è una dea in carne ed ossa, ma è come se ancora ci parlasse.

Si pensava che la statua fosse un originale ellenistico al quale furono aggiunte le ali.  Il restauro ha invece confermato che la statua è un originale romano. Le ali sono state fuse nello stesso periodo.

Ehi, vedo una statua di bronzo, una figura femminile con due grandi ali, la posa è incerta mi pare, sembra assorta, forse riflette e scrive?

È la statua della Vittoria Alata, un bronzo del I secolo d.C. ritrovato in un’intercapedine del Capitolium nel 1826.

Le ali?

Secondo i Romani, la Vittoria arrivava volando al termine di una battaglia. Poi poggiava un piede (il sinistro nel nostro caso) su un elmo (forse quello di Marte) e con il braccio (sinistro) teneva uno scudo sul ginocchio; con uno stilo scriveva sullo scudo il nome del vincitore, tramandone così la storia e il nome.

Wow! È bellissima!

Eh sì, guarda la finezza del chitone (tunica leggera), che lascia scoperto il seno e l’himation (mantello) che avvolge le gambe. Osserva la perfezione dei lineamenti del volto, i capelli chiusi a chignon e trattenuti da una fascia con disegno di mirto. Le ali poi sono meravigliose: in basso le piume sono bidimensionali, e acquistano volume verso la testa.

Come ha fatto una statua così a finire a Brescia?

La statua è fra i migliori bronzi romani pervenuti. Non si conosce l’artista, ma la qualità è altissima. Taluni ipotizzano che la Vittoria Alata sia stata un dono di Vespasiano alla città.

Chissà i bresciani che festa hanno fatto nel 1826!

Di più: fin dal ritrovamento, la statua è diventata subito il simbolo della città e poi del Risorgimento. Giosuè Carducci le ha dedicato la poesia ‘’Alla Vittoria’’ (quella in cui definisce Brescia ‘’Leonessa d’Italia’’). La Vittoria Alata si identifica totalmente con Brescia.
Ora, dopo un restauro a Firenze durato due anni, è tornata in città da qualche mese, con grandi festeggiamenti, e messa qui, dove fu trovata.

Queste statue antiche hanno tutte una storia intrigante. Mi porti a vederne altre?

Vedremo..

Note

Le fotografie dell’articolo sono state scattate da me durante la visita al sito.

Bruno Lonni
Sono guida turistica da pochi anni, abilitata in francese e inglese. Fin da giovane ho coltivato la mia passione per l'arte perlustrando il territorio con curiosità.. Mi piace condurre visite guidate stimolanti e coinvolgenti. So adattarmi alle spettative dei miei interlocutori. Il mio motto: far comprendere l'opera d'arte di fronte a sé.

Related Posts

Tutta la mia città
Pittura di Storia e Melodramma Terzo e conclusivo “atto” (per dirla con il gergo teatrale) della programmazione messa a punto […]
Tutta la mia città
Quando si percorre a piedi la Corsarola, il Teatro Sociale passa quasi inosservato; la sobrietà della facciata, semplice ed elegante, […]
Bergamaschi DOC
Un concittadino poco conosciuto Chi frequenta Città Alta conosce l’esistenza via Beltrami, la strada che sale, con tortuosi tornanti, da […]
Tutta la mia città
Un piccolo gioiello nel cuore di Città Bassa Esiste un museo davvero unico e particolare a Bergamo, dedicato al mondo […]
magnifier