Una fortezza nella fortezza
La Fortezza
Il 17 luglio 1590 il Capitano Alvise Grimani, giunto a Bergamo, dichiara che “la città è tutta serrata con baluardi” e “la fortezza col circuito di tre miglia è bellissima”. Il progetto, da parte della Repubblica di Venezia, di adeguare il sistema difensivo del confine occidentale di terraferma, sia per ragioni militari che economiche, risaliva agli inizi del ‘500, ma solo nel 1559, dopo varie proposte e un lungo dibattito, il capitano generale Sforza Pallavicino propone la costruzione di una nuova cinta muraria sul colle di Bergamo.
Durante i ventisette anni di lavori per la costruzione del circuito, il progetto iniziale subisce numerose modifiche, tanto da far scrivere al capitano Tomaso Morosini “a Bergamo non si fanno le mura intorno a una città, ma si riduce la città a fortezza”. Le Conseguenze drammatiche di questa scelta sono gravi ed estesi i danni al tessuto urbano e ai beni dei cittadini: più di 250 edifici vengono demoliti, tra case, botteghe, chiese e monasteri.

Il Forte di San Marco
Si chiama così la porzione nord- occidentale delle Mura, compresa tra Porta S. Alessandro e Porta S. Lorenzo. È costituito da un insieme di 6 baluardi che si arrampicano in modo molto articolato verso il colle di S. Vigilio e scendono poi verso Valverde e la Porta settentrionale, in una suggestiva alternanza di rientranze e sporgenze che seguono l’andamento dei colli. Questa costruzione, nel disegno originario dello Sforza Pallavicino, “duca e provveditore generale sulle fortezze”, doveva essere la più importante e la più prestigiosa di tutto il perimetro delle Mura, perché mirata a contenere un eventuale assalto nemico proveniente dai colli. Concepito come una “fortezza nella Fortezza”, il Forte era destinato ad essere il centro dell’organizzazione difensiva di tutto l’apparato logistico-militare. Abbracciava una vasta area, quasi interamente riservata agli edifici militari, esternamente alla quale correva la “fossa”, completa di “controscarpa” di copertura, mentre l’interno ospitava anche gli alloggi dei soldati e due polveriere, ancora oggi visibili.

Il 31 luglio 1561 lo Sforza Pallavicino arriva a Bergamo e nei giorni seguenti si demoliscono in Borgo Canale la basilica alessandrina, chiese, numerose case, orti e vigneti carichi di uva giunta a maturazione, che costituivano una delle poche risorse della città. Il 1° settembre, dopo una solenne processione, il vescovo Cornaro benedice la posa della prima pietra.
Da porta a porta
La Porta S. Alessandro, che si trova ora vicino alla “Marianna”, permetteva il transito ad ovest verso i colli ed era uno dei punti deboli della Fortezza, a causa della depressione del terreno in quella zona. La sua difesa era perciò di estrema importanza, anche perché nei pressi si trovava il partitore che diramava all’interno della città l’acqua che proveniva da Sudorno e Castagneta. In fondo al parcheggio che ora si trova al di fuori della Porta, si può ammirare il possente muro del Baluardo di S. Gottardo che, con un ardito sperone ad angolo ottuso, si inerpica, parallelo al tracciato della funicolare, verso il colle di S. Vigilio. Questa è la parte più scoscesa dei colli e le difficoltà di costruzione furono brillantemente superate grazie a notevoli riporti di materiale. Saliamo per la ripida via Ripa da dove intravediamo, tra le case, l’attacco del Baluardo di S. Vigilio. Pieghiamo a destra, per la via Metà Ripa, dove ci appare con sorpresa, sulla punta dello sperone, una torretta di guardia, l’unica superstite delle 32 che un tempo si alternavano ad intervalli regolari lungo il percorso delle mura. A questo punto si sottopassano i binari della funicolare e, giunti su via Cavagnis ci appare, con uno sperone particolarmente tagliente ed avanzato, il Baluardo Pallavicino, a cui il generale volle dare il suo nome, ma del quale non vide la conclusione, poiché morì nel 1585. Questo è il coronamento settentrionale del Forte, ben armato di cannoniere agli spigoli, come tutti i baluardi. Più avanti, lungo un suggestivo tratto pedonale dal nome “Sotto le mura di S. Alessandro”, ci sorprende la vista della “Porta del Soccorso”, la cui funzione era quella di consentire l’uscita di armati a protezione del castello di S. Vigilio. Si costeggia da vicino il Baluardo di Castagneta, con “l’orecchione” migliore quanto a tecnica esecutiva. Segue il Baluardo di S. Pietro, oggi poco visibile, poiché nel 1908 fu aperta via Beltrami, per permettere la comunicazione tra Castagneta ed il nucleo della città antica e Borgo Canale. Si può vedere un tratto del muro se si scende per la via Roccolino. Tornati in colle Aperto, si deve scendere per la via Boccola per ammirare la fossa terrazzata del Baluardo di Valverde, che si innesta su Porta S. Lorenzo, chiusa nel 1605 a causa delle inondazioni che spesso la sommergevano e ricostruita nel 1627. Nel 1907 il nome della porta fu cambiato in onore di Giuseppe Garibaldi, che da qui entrò in città l’8 giugno 1859 insieme ai Cacciatori delle Alpi.
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Note
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