Fuori dal Comune

Gromo: Fucine, Magli, Armi Bianche e... un Instrumentum! (1° parte)

15/06/2022

Magnetite, Siderite, Ematite e Geodite: chi conosce questi elementi naturali? Tanti non ne hanno mai sentito parlare, eppure si tratta di alcuni dei minerali dai quali si ricavano le leghe di ferro e acciaio.
L’ Alta Valle Seriana, con la vicina Valle di Scalve, è stata sfruttata sin dai Romani che vi impiantarono miniere per estrarre ferro, argento, zinco e piombo.
Per farsi una cultura, anche e soprattutto visiva, su questo tema, basta recarsi nel bel paese di Gromo, bandiera arancione del TCI e facente parte dei Borghi più belli d’Italia.
Nella piazza del paese, di fronte alla severa e intatta torre trecentesca del castello, si eleva il bel palazzo Milesi, eretto a metà del Quattrocento. Oggi vi ha sede il municipio e, in alcune sale del secondo piano, è ospitato un museo.

Mi accoglie all’ingresso Andrea Zanoletti, responsabile pro tempore del MAP - Museo delle Armi bianche e delle Pergamene di Gromo - per Artelier, ramo culturale della Cooperativa Sociale L’Aquilone di Vilminore di Scalve.

"Nel 2014, un anno dopo essere stato nominato direttore, sono stato incaricato di rinnovare gli spazi espositivi, i pannelli didattici e l’identità visiva dedicati alle collezioni in parte già presenti nella sede museale dall’Amministrazione comunale in carica sino al 2016" esordisce Andrea.

Chi gestiva il commercio delle armi bianche a Gromo? - gli chiedo.
Occorre distinguere - risponde Andrea - fra chi materialmente forgiava le armi nei magli e nelle fucine site per lo più lungo il torrente Goglio e chi le commercializzava. Le fette di mercato più cospicue erano in mano a poche famiglie gromesi, gli Zucini poi divenuti Ginami, gli Scacchi e gli Aquilina, per citarne alcune. Nel XV secolo Gromo si ritrovava ad essere considerato, con Toledo in Spagna e Solingen in Germania, il terzo centro più importante d’Europa per la produzione dell’acciaio di alta qualità. La siderite coltivata nelle miniere scalvine era naturalmente ricca di una percentuale di manganese sufficiente ad ottenere un acciaio senza impurità, utile alla forgiatura di lame e di punte per le armi in asta, tanto dure e perfette, da spezzare le armi degli avversari!

Gli incudini made in Gromo all’ingresso del museo

All’ingresso del museo fanno bella mostra di sé alcuni incudini con incisi gli stemmi delle fucine e delle corporazioni dei fabbri ferrai: hanno un effetto luminoso di colore rosso che simula la presenza della forgia.
Erano i magli e le fucine a forgiare le migliaia di lame, daghe, coltelle e alabarde che confluivano quotidianamente sulla piazza del mercato delle armi di Gromo, l’attuale Piazza Dante.

Qual era dunque il procedimento di produzione di queste armi bianche così definite perché non necessitano dell’utilizzo della polvere da sparo?

"I magli erano trentadue - continua Andrea - , dislocati soprattutto lungo il canale d’acqua derivato dal torrente Goglio, affluente del fiume Serio che scorre poco lontano dal centro di Gromo.
La fabbricazione delle lame partiva dalla riduzione in ‘vergelle’ (liste di metallo), dei ‘Quadroni’ di ghisa fusi nei forni vicini di Valbondione e di Gavazzo (frazione Fiumenero). Le vergelle venivano arroventate sino ad ottenere il colore ‘rosso ciliegia’ nella forgia, poi battute sotto il maglio (grande martello ‘a testa d’asino’ azionato dai palmenti delle ruote dei mulini) e infine passate sull’incudine con colpi robusti e frequenti per dare forma all’arma da taglio.
La lama incandescente subiva successivamente dei bagni in sostanze chimiche naturali (olio vegetale, sangue e urina), nelle quali si temprava perché divenisse dura ma allo stesso tempo elastica e si innescasse il processo di indurimento della nitrurazione dell’acciaio con l’urea. Si procedeva poi alla molatura, prima su pietre di forma circolare e successivamente su mole di legno con l’aggiunta di polvere di smeriglio."

Rimango coinvolto ed entusiasmato da tanto know how scientifico tramandato oralmente dagli spadai gromesi fin dal XV secolo e mi chiedo quanto tempo fosse stato impiegato per affinare tecniche e metodi di forgiatura delle lame talmente evoluti da essere apprezzati e valorizzati in tutta Europa.

"Le lame di Gromo - continua Andrea - erano molto richieste: abbiamo notizia di un contratto del 1526 redatto dal notaio Bucelleni, nel quale un tale Salvoldo fu Giovanni si obbliga a forgiare nella fucina Maserola di Colarete ben 12.000 lame da realizzarsi in un anno!"

Alabarde

E allora eccole queste armi bianche e queste armi in asta in particolare. Nella sala delle alabarde sono esposti esemplari originali differenti. Leggo i nomi specifici: Picca, Roncone, Partigiana, Spiedo, Corsesca a unghie, Brandistocco, Mazzapicchio e Spiedo.


Continua Andrea: "Le alabarde erano armi in asta molto semplici da manovrare, rispetto alle spade e alle daghe, per le quali era necessario essere istruiti da un maestro. Le punte delle alabarde erano del tutto simili agli utensili in uso nel mondo contadino, come ad esempio il Roncone che era uguale alla roncola.
Alcune erano persino personalizzate con incisioni. Il manico dell’asta era in legno di frassino perché duro ma leggero, con incastonate borchie metalliche che fungevano da ‘alfabeto braille’ per avere subito a disposizione il lato più adatto della punta dell’arma con cui colpire l’avversario."

La sala delle alabarde ha un soffitto a cassettoni anticamente decorato da tavolette dipinte del Cinquecento, delle quali restano solo quattro esemplari (una di queste rappresenta Ercole fra due draghi). Nel fregio sottostante si leggono affreschi con figure allegoriche di fauni legati al tema della forgiatura.
In alcune teche sono conservate antiche pergamene che riportano vendite di armi, contratti di vendita e di affitto di magli e fucine, libri di conti e statuti delle corporazioni dei fabbri ferrai.

Vi sta incuriosendo la "visita" virtuale a questo museo così particolare? Non perdetevi allora il seguito che sarà pubblicato prossimamente!

Se nel frattempo vi e venuta voglia di visitare il bellissimo paese di Gromo, non perdetevi il nostro articolo dedicato a questo stupendo borgo, Bandiera arancione del TCI. Viaggio al Groeum - Scoprendo Bergamo... Su & Giù (tourguidebergamo.it)

Note

Le fotografie dell’articolo sono state scattate dall'autore dell'articolo.

Bruno Lonni
Sono guida turistica da pochi anni, abilitata in francese e inglese. Fin da giovane ho coltivato la mia passione per l'arte perlustrando il territorio con curiosità.. Mi piace condurre visite guidate stimolanti e coinvolgenti. So adattarmi alle spettative dei miei interlocutori. Il mio motto: far comprendere l'opera d'arte di fronte a sé.

Related Posts

Tutta la mia città
Pittura di Storia e Melodramma Terzo e conclusivo “atto” (per dirla con il gergo teatrale) della programmazione messa a punto […]
Tutta la mia città
Quando si percorre a piedi la Corsarola, il Teatro Sociale passa quasi inosservato; la sobrietà della facciata, semplice ed elegante, […]
Bergamaschi DOC
Un concittadino poco conosciuto Chi frequenta Città Alta conosce l’esistenza via Beltrami, la strada che sale, con tortuosi tornanti, da […]
Tutta la mia città
Un piccolo gioiello nel cuore di Città Bassa Esiste un museo davvero unico e particolare a Bergamo, dedicato al mondo […]
magnifier